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| Articoli di P. Rumiz su Repubblica | |
| | Autore | Messaggio |
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DocMassimo Novizio
Numero di messaggi : 120 Età : 67 Localizzazione : VALCELLA Data d'iscrizione : 06.06.09
| Titolo: Articoli di P. Rumiz su Repubblica Mar Ago 11, 2009 1:39 pm | |
| Ogni giorno esce su Repubblica un articolone (2 pag) di questo grande giornalista amante della natura, dell'arte, delle tradizioni e anche della buona cucina, che racconta la cronaca di un suo viaggio attraverso l'Italia 8ora è in Calabria). I primi due sono stati molto belli.. vi segnalo anche un suo libro "la leggenda dei Monti naviganti" che racconta un suo viaggio con una topolino dalle dolomiti carniche fino alla Sila, descrive luoghi e personaggi non conosciuti al grande pubblico ma veramente suggestivi ed interessanti (es. i fauni che abitano i boschi dell'appennino modenese: niente fantasie sono uomini e donne reali che... bhe leggetevelo) | |
| | | starna Apecchiese Attivo
Numero di messaggi : 394 Età : 52 Localizzazione : la Pìa nei giorni festivi Data d'iscrizione : 10.12.07
| Titolo: Re: Articoli di P. Rumiz su Repubblica Ven Ago 14, 2009 9:45 am | |
| oggi sul corriere.it c'è un articolo che parla del nostro paesello....
Feste. Da quella dedicata al lupo mannaro al Panettone Party L’Italia delle (strane) sagre Piacciono a tre su quattro Sono 500 ad agosto. I ristoratori: ci rubano clienti Il lardo È il protagonista di una nota sagra che si tiene ad Arnad (Aosta) che con la «Fehta dou Lar», celebra il tradizionale lardo alpino ROMA — Per spiluccare si potrebbe partire dalla Liguria: «Sagra da Lumaga» a Lerici, condita da un giro di liscio sulle note del maestro Martinelli. Per il primo, un salto in Sicilia a Buseto Palizzolo, ventunesima festa della «pasta cu l’agghia e sasizza arrustuta », tanto per star leggeri. Il secondo? Basta scegliere: la «Sagra de lu vitellu» a Pievefavara di Caldarola, nelle Marche, il «castrato al ragù cu’ maccarun r’ zit» a Serradarce in Campania, la «Feta di Teteun», caratteristico salume preparato a Gignod, in Valle d’Aosta, con la mammella di mucca (sì, il teteun). Oppure, per facilitare la digestione, si potrebbe fare un salto in val Brembana, per «Mangia’ e bif a spas per i contrade», dove almeno tra una mangiata e una bevuta si cammina anche un po’.
Il Cilento: La manifestazione nasce sedici anni fa con l’obiettivo di recuperare la tradizione dei piatti tipici della cucina cilentana Arriva Ferragosto e brulicano le sagre, celebrazione di quel clima da strapaese che fa tanto estate, ciabatte e Solleone. Piacciono a tre italiani su quattro, dice un sondaggio della Coldiretti. E non è una sorpresa visto che garantiscono formidabili abbuffate low cost , dettaglio non trascurabile in quest’estate di crisi.
Ma tra piatti del territorio, musica del territorio, ritorno sul territorio di chi è andato fuori, stand e fumo di salsiccia celebrano anche l’orgoglio delle radici. Non a caso nomi e manifesti sono spesso in dialetto. Da Nord a Sud. Sagra de sa fregua ad Assolo in Sardegna, du menestrun a Cabanne di Rezzoaglio in Liguria, R’ Fasul Scucchiularèdd a Casalbuono, in Campania, La madonna de agost da curti a curti, a Montereale Valcellina, Pordenone, Féhta dou lar (che poi sarebbe il lardo) ad Arnad, in Valle d’Aosta.
Solo ad agosto sono almeno cinquecento le manifestazioni organizzate in tutta Italia. Con i ristoratori che continuano a lamentarsi per il presunto scippo di clienti: secondo uno studio della Confcommercio che riguarda solo la Toscana, le feste paesane avrebbero fatto calare del ventisette per cento gli incassi delle normali trattorie. Qualche perplessità ce l’ha pure (nientemeno) il capo della Protezione civile. Tempo fa, rivolto ai sindaci italiani, Guido Bertolaso li invitò a fare «meno sagre della salsiccia e più prevenzione per la messa in sicurezza del territorio, che purtroppo funziona di meno per essere rieletti». Evidentemente il suo consiglio non è stato ascoltato.
ISi chiama panissa il risotto del Vercellese legato alla tradizione contadina: gli è stata dedicata la sagra Ci si buttano tutti. Chi può mettere sul piatto (di plastica) specialità di una certa fama, come Sauris che celebra il prosciutto, Vercelli con la Panissa, cioè un riso e fagioli con lardo e cotica, oppure Scheggino in Umbria con la pecora. Chi qualcosa da proporre ce l’ha ma davvero di nicchia: la patata banzanese a Banzano di Montoro superiore, in Campania, la patata macchiaiola ad Arcidosso, la ficamaschia dorata (un tipo di merluzzetto fritto) a Port’Ercole, il bostrengo (un dolce di riso, cioccolato ed uvetta) nella marchigiana Apecchio. E persino chi, senza piatto tipico, si rifugia in ever green non proprio indigeni: a Badia di Frisa, in Abruzzo, c'è la Sagra del «prosciutto, melone e bruschetta », a Tufara, in Molise, quella degli spaghetti.
Un settore così fiorente da far sgomitare anche chi è costretto al fuori stagione: a Mantovana c’è la sagra del bollito misto, a Pianello Val Tidone quella del cotechino. Fino al caso di Borbona, nel Lazio, dove a mezzogiorno di Ferragosto c'è addirittura il Panettone Party. Sì, il panettone, proprio quello che si mangia a Natale. Ne hanno messi da parte dodici, confidano in qualche arrivo dell’ultima ora e sono disposti a chiudere un occhio anche per il rivale di sempre, il pandoro.
Si svolge a Gratteri (Palermo) ed è rivolta agli appassionati di panetti fritti cosparsi di zucchero «È un gioco ed anche un modo per riciclare gli avanzi delle feste» se la ride l’organizzatore Francesco Cortese. Se è per questo, pochi chilometri più in là, a Poggio Mirteto, c’è anche la sagra del lupo mannaro.
Lorenzo Salvia | |
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