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La centrale Diamante
FIRENZE – Il fascino leonardesco dell’uomo vitruviano ti avvolge appena ti avvicini alla centrale. Tanto bella quanto atipica perché mix tra opera d’arte e sistema energetico, che da sabato “illuminerà” i viali del parco naturale di Pratolino, nel comune di Vaglia, non lontano da Firenze e la statua del Gigante dell’Appennino, capolavoro del Giambologna, che in questi luoghi troneggia.
A COSA SERVE - La centrale-scultura si chiama Diamante ed è un impianto, unico al mondo nel suo genere, progettato con tecnologie solari e a idrogeno all’avanguardia, per essere inserito all’interno di parchi naturali con impatto zero, sia dal punto di vista delle emissioni inquinanti, sia da un punto di vista estetico. Diamante è nato da un progetto congiunto tra Università di Pisa ed Enel pensato con l’obiettivo di fornire energia elettrica a centri di particolare valore ambientale o artistico. In un primo momento sarebbe dovuto sorgere all’interno del Parco naturale di Migliarino San Rossore tra Pisa e Viareggio, poi, grazie anche all’impegno del sindaco di Firenze Matteo Renzi (allora presidente della provincia) è stato deciso di installarlo a Pratolino. «La centrale funziona anche in mancanza di sole – spiega Luigi Maffei, ordinario di Architettura tecnica della facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa - grazie alla produzione e accumulo di idrogeno ed ha una struttura versatile sulla quale sarà possibile sperimentare nel tempo i più evoluti sistemi fotovoltaici. ll modello estetico segue invece antichi modelli, sintesi evolutiva del dodecaedro di Leonardo-Pacioli e delle cupole geodetiche dell’architetto Richard Fuller e rispetta le tre categorie vitruviane: utilitas, firmitas, venustas. La forma classica nasce da considerazioni matematiche e geometriche con il ricorso alle dimensioni auree per consentire di essere in armonia con la natura e con l’ambiente».
L'IMPIANTO - Visto da vicino Diamante è un impianto in vetro e acciaio alto 12 metri con un diametro di 8 formato da 38 pannelli fotovoltaici a celle monocristalline, orientati a sud, e 42 facce in vetro temprato. Ma il segreto più affascinante si nasconde all’interno del dodecaedro hi-tech dove si trovano tre sfere di vetroresina. «Queste sfere – continua Maffei - contengono innovativi serbatoi a idruri metallici e a bassa pressione per l’accumulo energetico di idrogeno. Si tratta di un sistema integrato di produzione e stoccaggio di energia da fonte solare che assicura l’autosufficienza energetica di un piccolo condominio». Nella parte inferiore della struttura si trova la sala apparati con le macchine necessarie al processo energetico e spazi per apprendere il funzionamento (education) da parte di scolaresche e da tutti quelli che vorranno avvicinarsi a capire il funzionamento. E anche desiderosi di non perdere l’emozione di qualcosa di unico, un po’ tecnologia e un po’ arte, nella terre del grande Leonardo.
Marco Gasperetti